
Se votare servisse a qualcosa, non ce lo farebbero fare
(Winnie The Pooh)
Io non credo nelle manifestazioni.
Non so se ci abbia mai creduto, ma sicuramente almeno dalla famosa Manifestazione “Del Milione” contro Berlusconi, prodromo di un ventennio più o meno a senso unico, non dovrebbe crederci nessuno. Era il novembre del 1994, e Genova era ancora lontana.
I cortei.
Figurati.
Come si fa a credere nella potenza di un corteo quando anni di leggi elettorali a ispirazione oligarchica hanno blindato la classe dirigente peggiore di sempre? Quella che esprime i Salvini con le magliette a tema bullizzati da sindaci di piccoli paesi polacchi, o Tajani che si fa grasse risate mentre Ricciardi snocciola alla Camera (ALLA CAMERA DEI DEPUTATI!) i numeri del Genocidio in corso per mano d’Israele? Ah, scusate: volevo dire I NUMERI DELLA PULIZIA ETNICA IN CORSO, CHE È SOTTO PROCEDIMENTO PER GENOCIDIO DA PARTE DI UNA CORTE INTERNAZIONALE. Non voglio essere impreciso, ci tengono così tanto.
Dicevamo, questi.
Questi hanno sterilizzato l’elettorato. L’hanno allontanato dalle urne e architettato un sistema per perpetuare il loro potere a prescindere. Giorgia sta all’opposizione. Giorgia dice che è ‘na vergogna che la Benzina costi così tanto per le accise. Giorgia si oppone a Draghi. Giorgia viene votata e va al Governo. Giorgia non taglia le accise. Giorgia segue l’agenda Draghi. Giorgia sale nei sondaggi. Questa è la situazione. La gente non va a votare, e la classe dirigente si frega le mani.
Dopodiché.
Del Corteo non me ne fotte niente, sia esso uno o trino. Che si spacchi la piazza. Che si faccia il controcorteo. Che Calenda litighi con Renzi, Renzi con Fratoianni, Fratoianni con Vannacci che al mercato mi’ padre comprò. Roba che serve giusto a fare casino su X o su Instagram, perché la politica oggi è percepita come ‘sta roba qui.
Roba da avanspettacolo.
Da riviste da parrucchiere.
Non me ne frega un cazzo.
Però adesso c’è dell’altro.
C’è un cambiamento della narrazione occidentale, partito dal Guardian e assecondato prima dalla stampa anglosassone e poi lentamente recepito da quella nostrana. C’è la fine del Tabù su certe parole. Ci sono le redazioni che sembrano tutte folgorate sulla via di Damasco. Riecheggia ovunque un “Contrordine, Compagni!” che non si può né ignorare, né non sfruttare per cercare di fare pressione affinché l’Entità di Occupazione Abusiva cessi il fuoco a Gaza.
INTERMEZZO
Lo so, o almeno non faccio fatica a immaginarlo: tutto è costruito perché Netanyahu diventi il capo espiatorio per tutta questa faccenda. Perché si spengano i riflettori, e si ricominci a fare quello che si è fatto per 80 anni, e cioè sempre la cancellazione di un popolo, ma a bassa intensità. Perché quel quadrante di mondo è strategico. Perché le tecnologie israeliane c’interessano (quando non ci tengono direttamente per le palle). Perché i palestinesi non servono.
Ma così no, Bibi. Così è troppo, dài! Lo vedi, ce stanno guarda tutti! L’ONU era già inutile, ma era necessario sputtanarla così? C’è un limite, non possiamo prima dichiarare la nostra superiorità perché la legge, perché il Diritto Internazionale, perché aa’ demokratsìa e poi scatarrarci sopra così, de botto, senza senso. Sì, d’accordo, so’ tutti antisemiti. Ma poteva funzionare per un po’, che ne so, per i primi 4000 bambini uccisi. Ma a 50.000 nun ce credono più manco le mamme dei sottufficiali de Tsahal!
Dài Bibi, hai sgravato. Tocca che adesso (ADESSO) ti prendi le tue (LE TUE) responsabilità.
Lascia fa’ i filmati con i soldati che si vestono da donne con le sottovesti rubate dalle case in macerie. Lassa fa’ i sondaggi che dicono che più dell’80% degli israeliani sia a favore della Deportazione dei Palestinesi, e più del 40% sia favorevole alla continuazione delle operazioni. Lassa fa’ le giovani influencer israeliane che fanno l’imitazione delle donne Palestinesi, senza incisivi e che piangono per i figli morti. So’ ragazzi. E nun da’ troppo peso ai coloni che bloccano i camion di aiuti. Avranno diritto pure a fare una scampagnata, no? Siamo in democrazia, no?
No?
La colpa è SOLO tua, Bibi.
Israele è stata una vittima delle tue politiche violente e insensate. Anzi, insensate no, perché finora il culo lo hai obiettivamente salvato, ma vabbeh.
No, ora non cominciare con la storia che anche prima del 7/10 non è che gli israeliani fossero proprio ‘sti stinchi di santo. Ma come. Dopo tutto il culo che si è fatta l’Hasbara per inculcare nelle teste de ‘sti poveri subnormali che tutto è cominciato il 7/10, mo’ arrivi te e rovini tutto?
Ma lo vedi che sei tu che mi costringi a menarti? (Cit.)
/FINE INTERMEZZO
Quindi, si diceva del Cessate il Fuoco.
Non dei cortei (inutili), ma del vento politico. Pare che al momento ci sia una finestra aperta per mettere a terra delle azioni concrete contro Israele. Non entriamo nel merito del perché e del per come, ma cerchiamo di infilarci.
Cosa possiamo fare?
Penso più o meno nulla, all’atto pratico. Non siamo nei comitati di redazione della GEDI, e non siamo nell’esecutivo dei vari partiti.
L’unica cosa che possiamo fare (e – diciamocelo – siamo pure abbastanza portati) è cacà er cazzo. Con puntigliosità. Con rigore. Con una certa qual soddisfazione, perché no.
Ma soprattutto, con una voce UNICA.
Dobbiamo mettere a verbale quali siano le puttanate deflettive che non vogliamo neanche sentire (le bandiere d’Israele, per esempio, ma anche l’infiltrazione della piattaforma con concetti tipo “diritto alla difesa” o “Presa di distanza da Hamas” che hanno solo lo scopo di triggerare e spaccare il dibattito, rimandando a data da destinarsi o facendo direttamente fallire il Cessate il Fuoco);
Dobbiamo rendere chiaro che il cessate il fuoco è necessario, ma perché abbia un senso è necessario anche RITIRARE l’Esercito, e imporre la gestione degli aiuti ad entità TERZE (ONU), in attesa che a Gaza si possa riarticolare una politica locale (autodeterminata); di certo va TOLTA IMMEDIATAMENTE alla “Gaza Humanitarian Foundation”, che solleva molti dubbi ed è parte in causa.
Dobbiamo pretendere l’entrata in Palestina delle ONG e dei Giornalisti. PRETENDERLO.
E dobbiamo vigilare su tutto questo, per fare in modo di non farci prendere per l’ennesima volta per il culo da questi.
“Si, ok, bello tutto. Ma la deterrenza?”
L’unica forza che abbiamo al momento – e va sottolineato “al momento” – è il numero. Se ci si riesce ad organizzare attorno a pochi cardini CHIARI, noi possiamo influenzare l’andamento del voto.
Ovunque, nell’arco costituzionale, si stanno scannando per quella decina di consensi superstiti. Bene. Si costruiscano candidature, e si faccia attività dal basso per sostenerle. Si crei una narrativa CHIARA, e si trovino i rappresentanti per portarla avanti. Questa cosa non è “impossibile”. Si fa con le parole, ma devono essere parole orientate, parole che siano frutto della testa, e non della pancia. Perché se il piano dello scontro diventa la pancia, vince chi detiene le infrastrutture tecnologiche e il loro linguaggio. E – sorpresona – non siamo certo noi.
Si lavori per riportare alle urne la gente che non vota più, come è stato fatto in Iran per sostenere la Presidenza Pezeskian.
Ti diranno che non si può fare.
Che è una battaglia persa.
Che non si troverà una convergenza.
Che alla fine sono tutti uguali.
Se ci crederai, interrogati su quanto sei diventato suddito, e quanto del “diritto-dovere di Cittadinanza” con cui ci sfilacciano lo scroto (o equivalenti, se sei donna) hai lasciato per strada. Domandati da quanto tempo pensi così, e perché.
E poi rifletti sul fatto che questa operazione sono riusciti a farla in Iran. Credo che lì abbiano delle difficoltà di agibilità politica un po’ più sostanziali, rispetto a noi.
Infine, dopo esserti guardato allo specchio ed esserti chiesto:
“Cosa sono diventato?”
muovi il culo e renditi protagonista della vita tua.
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