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Io non capisco. Ora che finalmente c’è qualcuno che si forza a levare le ragnatele da questo paese, che si decide a smontare il sistema di clientele e corruttela che ci hanno condannato all’irrilevanza nel mondo,  che tutti si lamentano. E sì che ora che c’è una legge elettorale; e sì che dice che finalmente la scuola comincerà ad assumere i precari. Oddìo, per come sta la scuola pubblica adesso, facevano meglio ad assumerli direttamente dai barconi, almeno si sarebbero intesi con gli alunni… E sù, stavo scherzando. Un po’ di ironia non ha mai fatto male a nessuno, no?
Io sono sempre stata di sinistra. Libertà, solidarietà, giustizia sociale; questi sono i valori che mi sono sforzata di trasmettere ai miei due figli, Bernardo e Manfredi. Il primo, che fa il medico, li ha recepiti anche con troppo entusiasmo, visto che se n’è andato in Africa con la ONLUS di qualche centro sociale  occupato ad aiutare quei poveretti. Ché Bernardo sembra docile, invece quando si mette in testa qualcosa è tutto sua madre: l’ho persino minacciato di estrometterlo dall’eredità (ma la legge non lo permette, e lui lo sa bene), ma lui niente, dritto per la sua strada. Gli ho levato la macchina, l’ho costretto a pagarsi l’affitto di casa (la casa è MIA, mai che quei due sciagurati abbiano fatto nulla per meritarsi il benessere in cui vivono) e lui non ha fatto una piega. Non so se essere fiera oppure arrabbiata. Non hanno mai voluto darmi retta, mai una volta che lui e quell’altro avessero fatto quello che gli ho chiesto. Piuttosto che darmi una soddisfazione, sarebbero capaci di finire sotto un ponte, o in mezzo a una strada. E certo; tanto poi c’è la mamma chioccia che li va a raccattare, no?
Manfredi è l’avvocato. Quando il mio povero marito – buonanima – ha lasciato questa valle di lacrime, lasciandomi due figli da crescere, me lo sono prefissato: uno medico, l’altro avvocato. Ché io non voglio mica finire in mano ad una badante rumena. Non che abbia niente contro gli immigrati, per carità, anzi: con la mia mi trovo benissimo da un sacco di tempo, perché non ruba, sa come rivolgersi ai propri datori di lavoro ed è una grande lavoratrice. Anche lei ha due figli, ma sono più piccoli di Manfredi e Bernardo. No, non me lo ricordo, come si chiamano. Quello che so è che uno fa il meccanico, l’altro dice che avrebbe voluto studiare, ma tra il dire e il fare c’è di mezzo pagare. Si è messo a fare il cameriere per pagarsi gli studi di economia e commercio, ma poi ci ha preso gusto ad avere i soldi in tasca, e ha capito che è il lavoro che rende liberi. Gli ho trovato io un contratto a tempo indeterminato in un catering; quasi milletrecento euro al mese, con i contributi, le ferie, tutto in regola. La madre mi ha fatto le pulizie gratis per due mesi, per ringraziarmi. Che carina. Certo, studiare con i turni della sala non se ne parla. Il proprietario del catering è irremovibile su questo, e gliel’ho detto anche io. Lo studio mette grilli per la testa che allontanano dal proprio dovere. Ma vuoi mettere il mettere su famiglia, magari prendere un mutuo per comprare una casa? Tanto l’università è inutile se non si ha voglia di lavorare. E infatti Manfredi, l’avvocato,  è laureato, ma di lavorare proprio non ha voglia. E forse è colpa mia. Non avrei dovuto rendergli la vita così semplice. Ma che avrei dovuto fare? Ha perso il papà così giovane… La laurea in Giurisprudenza l’ha presa, l’esame di avvocato l’ha passato e l’ufficio lavora bene. Non ho ragione di avercela con lui. Ma a volte penso che è lui che mi odia. Mi aggredisce, non mi ascolta, è così aggressivo! Sempre con gli amici, prima chiusi nella cameretta, poi a casa sua. Ché pare che non lo sappia cosa fanno, lì dentro. Mai una donna, mai un’iniziativa – che so – un viaggio, dello sport, qualsiasi cosa; sempre lì, a fumare chissà cosa (sarò pure rincretinita, ma le narici ce le ho ancora), con la TV accesa o davanti al telefonino, a buttare giorni su giorni.
È per questo che Matteo Renzi mi piace. Perché è uno fattivo. gli rimproverano di essere un pecione, di fare le cose con fretta, senza un disegno, senza la giusta progettualità. Come a Silvio. Non che mi sia mai piaciuto, ma non gli si può certo rimproverare di essere uno che non lavorasse: tutti buoni a criticare uno che ci mette la faccia, e che cerca di fare invertire la tendenza fatalista e piagnona degli italiani. Se non si fa nulla, tutti a lamentarsi. Se arriva quello che invece vuole fare qualcosa, tutti a lamentarsi lo stesso. Come la canzone degli anni settanta: “E se sei buono ti tirano le pietre. Se sei cattivo ti tirano le pietre” eccetera. Per esempio: il piano casa. l’aveva cominciato Berlusconi, che il mercato sa  cos’è, poi era finito nel dimenticatoio, e ora pare che ritornerà di attualità. Perché Matteo non si vergogna di prendere le buone idee a prestito, pure se vengono da chi non gli piace. Se davvero succederà quello che si vocifera in giro, presto i miei appartamenti sull’Aurelia potrebbero aumentare di valore di un terzo, con tutto che c’è la crisi immobiliare. Queste sono le misure di cui l’economia ha bisogno. Significa che se ora ogni inquilino mi paga novecento, per la fine dell’anno prossimo – con un paio di stanze in più – mi pagherà milletrecento; e hai voglia a dire che non hanno i soldi. Io ti allargo la casa, tu mi paghi lo spazio che ti do. Sennò, tanti saluti. Due stanze possono voler dire un paio di coinquilini; l’unione non fa la forza? non è un dramma, anche perché ci potrebbe uscire anche un secondo bagno; e che mi vengano a dire che in Moldavia o chissà dove hanno la casa con due bagni! Va bene la sinistra, va bene la solidarietà. Ma la Libertà dove la mettiamo? se questo mondo è andato sempre in un dato modo, che devo fare io, Robespierre?

Forza presidente, tieni duro!