No, non è un refuso. È un dilemma amletico, piuttosto.

La domanda è: ho di meglio da fare che andare a lavorare all’interno di una grande multinazionale, con un contratto che non ti arricchisce ma che ti inquadra e che ti da delle possibilità di crescita professionale nel medio periodo? E la promozione del libro? e i miei articoli accademici? E la biografia dei FK? potrei stare appresso a tutte queste cose se lavoro in una grande società?

La verità è che non ce la faccio più a stare senza lavorare, senza avere un minimo di reddito, ad essere dipendente dalle elargizioni di mia madre. Non si può fare. Non si deve, all’età mia. Non sono mai stato così a lungo senza lavorare: quasi un anno e mezzo è passato dalla fine dell’erogazione della mia borsa di studio ad oggi. Un anno e mezzo senza reddito, che ha fatto collassare la storia d’amore più importante della mia vita, e che mi ha precipitato in una terrificante fase depressiva. Ecco, da questo punto di vista, un’emigrazione economica è benvenuta; ho un’assoluta necessità di mettermi all’interno di una situazione che mi spinga a una reazione emotiva forte, e che mi dia degli stimoli diversi. Da qui, si ragionerà. Spero solo che il contatto virtuale con le Pipidi mi basti, anche se dubito.