Perchè una Dieta?

Perdere 15 chili in due mesi. Questo l’obiettivo che mi sono posto, e che documenterò in queste pagine.

Se, al culmine di un periodo depressivo un giorno ti svegli e ti guardi per la prima volta. Se realizzi che sei arrivato a pesare novantasei chili, non arrivando al metro e ottanta. Se hai perso tutto, e devi ricominciare a partire dal recupero di te stesso, allora leggere queste pagine potrebbe esserti utile. 

Mi sono trasferito a Brno, in Repubblica Ceca lo scorso novembre. Sono venuto a lavorare per l’IBM, ma nell’operare questa scelta ho dovuto rinunciare a molte cose: alla mia lingua madre, alla mia relazione sentimentale (già in crisi da un po’, in verità), all’affetto dei mie cari e dei miei cani, alla bellezza della mia città, Roma, e al cibo italiano, che è notoriamente il migliore del mondo. Il trasferimento ha comportato un ovvio aumento del livello di stress, specialmente nel periodo di ambientamento e acclimatamento. Ora, io spesso tendo a compensare lo stress attraverso il cibo. L’accoppiata è stata devastante; qui, dove le temperature minime sono minime davvero, il cibo è grasso all’inverosimile. L’olio d’oliva è roba da ricchi, burro e strutto regnano sovrani, se chiedi un’insalata verde ti portano dei peperoni sminuzzati e il fritto è consuetudine quotidiana. Il tutto è irrorato da birre buonissime che costano un euro a boccale.

Sei mesi di questa vita mi hanno reso un elefante marino asmatico e zoppo. La mia situazione emotiva, sospesa tra la malinconia per ciò che avevo perso e i vari tentativi di adattamento alle nuove condizioni, mi hanno allontanato da me stesso. Risultato? l’accumulo di una serie di scorie – fisiche e spirituali – tutte da spurgare.

Ho cominciato con le cose semplici, cioè dal sensibile. 96 chili. Porca troia, come ci sono arrivato? Il mio peso forma dovrebbe essere intorno ai settantacinque chili, diciamo che sono almeno vent’anni che non scendo sotto gli ottanta, peso che ho considerato accettabile, data la mia età, fino ad oggi.

ho riflettuto, mi sono autoanalizzato. Ho capito che la causa prima dell’aumento di peso è  mangiare senza consapevolezza. Significa non solo ingozzarsi, ma farlo in maniera distratta, mentre fai altre cose: mentre parli con gli amici e disintegri una porzione di patate fritte, senza nemmeno sentirne il sapore; quanto ti sturi un tubetto di latte condensato mentre vedi un film. quando ti annoi, e utilizzi il cibo per distrarti. A ben pensare, ci sono diverse implicazioni politiche in questa canalizzazione dello stress: un sistema che perpetua sè stesso attraverso la continua creazione di domanda, quanto guadagna dalla nostra compulsività che ci ingrassa fino ad ammazzarci?

Gia. Ma è troppo tardi. Io ho quarantatré anni, e ho sfondato la barriera dei novantacinque chili. Ho un lavoro che mi costringe ad avere un apporto minimo di energie, e un’età – quella a rischio – che sconsiglia vie troppo violente al dimagrimento. Di contro, però, ho deciso che per trovare una centratura, mi devo riappropriare del mio corpo. Quindi mi sono messo in testa un obiettivo a breve termine molto difficile, e uno a lungo termine che richiede una grande costanza, dote che non mi è mai appartenuta.

Voglio perdere 15 chili in due mesi, e venti chili in un anno. La distanza tra obiettivi sembra strana, ma nell’arco dell’anno intero voglio ridurre la massa grassa del mio corpo dall’attuale 30% alla metà (15%).

Non sono nuovo a questo genere di sfide. Solo che le ho perse tutte, se i cavalli si devono giudicare solo all’arrivo. Infatti sono ancora vivo e grasso. In passato sono stato seguito da nutrizioniste bravissime (che non credo approverebbero il metodo che sto sottoponendovi), e spesso ho perso chili in eccesso, riacquistandoli mano a mano che la mia autoconsapevolezza andava sbiadendo, e le mie visite presso di loro andavano rarefacendosi insieme al mio seguire i loro dettami.

Seguire una dieta equilibrata è possibile, ma ti marginalizza. È un sacrificio che bisogna essere pronti ad accettare. bisogna eliminare l’alcol, e insieme a questo la totalità o quasi di occasioni mondane, specie in Nord Europa. Bisogna cucinarsi da soli per avere l’assoluto controllo di ciò che metti in corpo, e questo depenna i ristoranti dai tuoi svaghi. Ma se vuoi perdere 15 chili in due mesi, e trasformare un corpo da pescatore di patatine in uno da cacciatore di patate, tocca fare sacrifici.

Arriviamo, dunque, al cuore di questo blog.

Per prima cosa, devo avvertire tutti che il mio programma per perdere 15 chili in 2 mesi è assolutamente autoregolamentata: Non è sotto controllo medico, non sono seguito da alcun nutrizionista, ma l’ho ricavato dal mio pregresso. Di conseguenza, chi decide di seguire il mio esempio, lo fa assumendosene la piena responsabilità. 

Come ho detto in precedenza, il fatto che io sia un uomo adulto mi mette nella condizione di dover fare fronte ad impegni lavorativi quotidiani, e quindi mi impedisce de facto di privarmi di un apporto nutrizionale congruo. Non posso svenire in ufficio. D’altra parte, devo disciplinare il mio mangiare, e allo stesso tempo ridurlo. Come fare?

Primo task: l’alimentazione. Qui arriva la parte più complessa della faccenda. Sì, perché ho deciso di utilizzare alcuni prodotti Herbalife, segnatamente i pasti sostitutivi Formula 1, delle barrette spezzafame e un preparato per una bevanda detta sciogligrasso. Ho un approccio laico alla faccenda, per cui penso che prodotti analoghi, disponibili sul mercato a prezzi molto più bassi e non vincolati al marketing aggressivo di HL possano sortire effetti identici, ma non ho la controprova. Ho usato HL per tre motivi fondamentali: il primo è che un mio amico è distributore, conosce le mie posizioni sulle loro tecniche di vendita, e mi ha permesso di prendere prodotti senza dovermi sorbire quei briefings del cazzo che io non tollero. Il secondo è che – grazie al suddetto amico – avevo evidenze di prima mano sull’efficacia del programma alimentare. Il terzo è che volevo la spilletta del “vuoi perdere peso? chiedimi come” per attaccarla di nascosto ai giacconi degli amici. Scherzi a parte, la disponibilità di un apporto energetico che dà allo stomaco la facoltà di restringersi per me è stato fondamentale.

Secondo task da affrontare: svegliare i muscoli. Sì, perché perdere peso senza irrobustire la struttura muscolare non mi convince. Da un lato rimane il terrore di riacquistare tutto il peso perso per settembre; dall’altro c’è la paura di diventare flaccidi, e di farsi cadere la pelle dal corpo. Inoltre, i muscoli mangiano, specialmente quelli grossi. Quindi ho studiato un piano di workout casalingo atto a rinforzare soprattutto gambe, addome e petto, mentre demando all’attività in palestra un po’ di lavoro in agilità e in aerobico (cyclette, tapis roulant) e le macchine per gli altri muscoli (dorso, spalle, braccia).