donald-trump-simpsons-s La notizia del giorno è l’elezione di Trump alla Casa Bianca. notiziona, perché presenta diversi punti  di interesse.

Il primo: la campagna elettorale, condotta attraverso un uso spregiudicato dei social, con mirate presenze nei media tradizionali, atte a rovesciare il tavolo. Non del tutto una novità, ma primo risultato importante dell’informazione liquida, che ha portato alla creazione di un personaggio – Trump – ampiamente identificato come “Antisistema”, laddove Hillary altri non rappresentava che il peggiore degli Status Quo.  Un altra riflessione importante da fare è che l’intellighenzia mondiale ha definitivamente perso il polso del ventre molle dell’umanità. In Italia – con il nostro retaggio di intellettuali organici con rolex, attico e villa con discesa a mare alle Eolie – ce n’eravamo accorti da un pezzo, ma per l’America, il paese dell’individualismo mitigato dalle regole, è stato un brusco risveglio. Per una volta siamo noi ad avere tracciato la via maestra con vent’anni di anticipo: i minus habentes votano, e non si può ignorarli perché danno fastidio ai nostri pensieri che fanno molto Star Trek quando la realtà è Blade Runner. Ecco quindi che il sogno americano si infrange contro la frustrazione della Rust Belt e la campagna “dry”, che si rivoltano contro la logica del Melting Pot e del “Sogno Americano”, che pare vada bene solo se esclude i messicani. Che dire, non puoi pretendere di rincoglionire tre generazioni senza che questo abbia delle conseguenze nel medio periodo.

Per noi Europei è uno scenario inquietante, ma non il peggiore. Vuol dire distensione con Putin, una prevedibile politica statunitense più orientata al fronte interno, la discontinuità con l’amministrazione Obama, che, al netto dello splendore del Presidente (anatra zoppa, non ce lo dimentichiamo), ha creato più casini in Medio Oriente della regina Vittoria e di Reagan messi insieme. Rimangono interrogativi, ma sono comunque all’insegna di una discontinuità che è fondamentale, data la tensione accumulata negli ultimi due anni. Insomma, al di là della logica indignazione nel vedere  il paese con la tradizione democratica più antica del mondo che si sente rappresentato da un individuo omofobo, razzista, violento, esibizionista, sessista e viziato, non c’è poi da stracciarsi le vesti più di tanto. Un po’ perché l’alternativa non prometteva nulla di meglio, un po’ perché – grazie a Dio – il sistema americano è bilanciato, e non permette colpi di testa. Certo,  da parte mia va un pensiero agli amici americani, i quali vedranno smantellarsi l’Obama Care, vedranno le associazioni LGBT probabilmente attaccate dal beghinismo zelante dei cristiani protestanti bianchi e ottusi, e probabilmente vedranno uno sdoganamento del razzismo come non si vedeva da un po’.

Stiamo a vedere. A distanza di sicurezza (ma non troppo, maledetta Seconda Guerra Mondiale).

(In tutto ciò, lo dico sussurrando, Narendra Modi, primo ministro dell’Unione Indiana, ieri ha reso fuoricorso TUTTE le banconote da 1000 e da 500 rupie, in una notte, a sorpresa. In un paese di un miliardo e duecento milioni di abitanti. Misura contro l’economia sommersa. Non so se ci si rende conto).