A parte che la vista di uno come Fiorito, presentata dai TG con i dettagli compiaciuti delle sue azioni da rubagalline mi fa diventare Lombrosiano (e mi fa cascare nel tranello – pure se resisto con tutto me stesso – di massimizzare le mie reazioni, e omologarle alla propaganda da “Giusto/Sbagliato”); a parte questo, che la Regione fosse una fogna lo sapevano tutti: a destra e sinistra, dentro la politica e fuori. Fa il paio con il post precedente, quello sul calcio scommesse: se arrivi ad imputare a qualcuno l’omessa denuncia, allora bisogna avere la coerenza di stoppare i campionati per un paio d’anni, come auspicava tra il serio e il faceto Monti. Non si tratta di cadere nel “sono tutti uguali”, ma piuttosto nel valutare il fatto di cronaca nell’effettiva cornice: sono dieci anni che i telefonini della Pisana squillano il motivetto di Faccetta Nera; e sono d’accordo col Kapola quando scrive che le clientele di questa destra romana non hanno una grande base ideologica, piuttosto sono la remunerazione di azioni politiche portate avanti più per convenienza che per fervore. Ma sono pure dieci anni che a sinistra, complici i numeri penalizzanti, non si è costruita un’alternativa di visione del governo locale: l’impressione che arriva all’elettore – complice anche una certa macchina propagandistica – è che non ci sia poi una differenza sostanziale tra Marrazzo e Fiorito, tanto per dirne una trita e ritrita. Non è vero, ovviamente le differenze ci sono, ma non è questo il punto. Il fatto è che a forza di inseguire la destra sulla sua scala valoriale, interpretata come terreno di conquista di voti, ha portato questa sinistra a diventare altro. La partita, adesso, si gioca sulla connessione effettiva dei partiti con la Base. Per questo vince Grillo. Il capitale che la sinistra italiana aveva, a livello di dialettica tra sistema partito e sistema paese, è stata erosa all’osso da venticinque anni di crisi di identità. E la classe dirigente altro non è riuscita a fare, se non aprire uno spiraglio di liberismo all’interno di una solida tradizione politico-economica di stampo Keynesiano, sdoganare forme nuove di padronato e strizzare l’occhio a certa finanziarizzazione. Tutto questo per salvare sè stessa, non il tessuto sociale del paese.
Bisogna trovare un’alternativa al macrosistema occidentale, e cercare una via consociativa che sia alternativa al duopolio FMI/WTO. Una via tipo quella Latinoamericana, che però in Occidente non trova uno sbocco mediatico per arrivare alla discussione pubblica. E non comprate Pubblico, perché è inutile….