isaelepalestinaPremettendo che vado a memoria; cerco di mettere  su un pensiero sulla questione di Gaza che mi passa per la testa da un po’.

C’è un chiaro overflow di opinionismo nel merito, quindi non aspettatevi una scelta di campo, o una salace opinione sulla vicenda. Quello che mi fa pensare, però, è un’altra faccenda, che cerco di ordinare nelle righe che seguono.

Allora, la prima guerra israelo-palestinese è del 48′, la seconda – quella dei sei giorni – è del 67′, la terza – quella dello Yom Kippur – del 73′. In mezzo la Crisi di Suez del 1956.

La pace di Camp David è del 1979. Poi una prima Intifada nel 1987, il processo di pace tra Rabin e Arafat culminato negli accordi del 93′, l’omicidio di Rabin da parte di un estremista ultraortodosso ebreo nel 1995, la difficile attuazione del percorso di normalizzazione di Gaza da parte di Nethanyahu e di Barak prima con Arafat poi con Abu Mazen, dopo la morte del primo nel 2004 (forse avvelenato dal polonio). E da lì, altri casini, complice il fermento della Primavera Araba e il collasso di tanti dei regimi che erano stati attori dei precedenti diplomatici tra Israele e Palestina.

Questa la cronistoria, volante.

Il fatto di cui non mi capacito – e che è l’anima di queste righe – è l’assordante silenzio sulla cornice della faccenda. Riassumendo:

1) Stanti i mezzi di comunicazione in lingua italiana, sembra che il problema sia sempre lo stesso, e viene liquidato con un semplicistico “eeeehh, lì è dal tempo dei romani che s’ammazzano….”

2) Sempre stando ai suddetti, pare che il mondo sia lo stesso del 1948;

3) Pare che sono solo io a incastonare il problema del conflitto Arabo Israeliano nel contesto geopolitico di adesso, che vede i paesi Arabi in rivoluzione aperta o a bassa intensità, con un ridisegno degli assetti che coinvolge gran parte delle risorse energetiche occidentali.

Insomma, il senso della faccenda (che lascerei agli esperti) è:

È mai possibile che si tratti il problema Israelo-Palestinese come se l’Occidente fosse ancora il faro degli equilibri geopolitici mondiali? È mai possibile che nessun commentatore ponga l’accento sul fatto che la subalternità dell’Occidente è diventata lampante, dati i ripetuti ammonimenti da parte della comunità internazionale, disattesi con disprezzo da entrambe le parti in causa? È mai possibile che nessuno si ricorda che Siria, Giordania ed Egitto hanno un conto aperto con Israele, e che per i tempi della Diplomazia è una ferita molto fresca? È mai possibile che nessuno ragioni sul fatto che il terrorismo internazionale implica la belligeranza non convenzionale di stati quali Afghanistan, Pakistan, Libano, Iraq e Iran (che ha l’atomica, è guardato a vista e per questo ora fa lo scemo per non andare in guerra?)

Insomma, ho pena per tutti i morti. Per i bambini. Per gli sfollati. Per i feriti. Per i traumatizzati. Ma vorrei avere gli strumenti per comprendere un po’ di più da chi di dovere, mentre – al momento – fanno tutti a gara ad arrivarmi al cuoricino. E lo “Sticazzi” che ne consegue non vuole essere una mancanza di rispetto nei loro confronti, ma piuttosto una richiesta di rispetto per le nostre intelligenze.