Buongiorno, caro Etere.
In questo freddo febbraio, mi appropinquo all’ennesimo periodo di rivoluzione copernicana, nella mia breve e convulsa vita.
Dopo due anni, lascerò il mio blindatissimo posto di lavoro nel centro di Roma. Lo lascio in maniera controversa, con incomprensioni che mi recano molto dispiacere, in quanto – lo ribadisco – sono grato a chi mi ha fornito un lavoro che mi ha permesso di “scollinare”  un paio di anni difficili. Le cose non vanno mai come uno se le aspetta: è il bello della vita.
Quello che mi aspetta è una valorizzazione della mia natura intellettuale, e di questo sono contento. Però sono un po’ confuso. Forse ho paura. Paura di cambiare per l’ennesima volta. Paura di non riuscire ad onorare i miei impegni, i miei libri da finire, per esempio. Però sono qui, a fronteggiare i miei mostri. E che Dio me la mandi buona!