…E così le donne s’impadroniscono anche dell’ultima oasi di genere, il Porno. Registe, impegnate e intellettuali, si cimenteranno con il genere, pronte a chiamarsi a raccolta sotto il vessillo del “perché no?”, e a raccontarci il sesso diretto sotto la loro lente.
A pensarci, già mi si ammoscia.
Mi chiedo – e faccio fatica a farlo in pubblico, perché quello su cui ognuno di noi fantastica mentre si strozza il pipistrello nell’intimità della sua cameretta è spesso roba da codice penale – come possa una donna girare un film in cui ella stessa è un oggetto ai limiti dell’inanimato, priva di qualsiasi capacità cognitiva e spesso e volentieri umiliata violentemente, gratuitamente e sadicamente (ma senza nessuna perversa eleganza, solo un’ottusa brutalità, meglio se consumata con calzini mosci, canotta macchiata di sugo, panza rotonda e tesa, moccio che pencola).
Sì, perché, è vero, esiste un uso “elegante” della pornografia, quello in cui una coppia si vede il film, e poi (o durante) si accoppia alla bersagliera. Oppure l’analisi del porno inter gender, cioè maschi e femmine che dimostrano la rispettiva apertura mentale confrontandosi con il tema.
Ma, compagni, parlàmose chiaro: che percentuale avranno questi due indirizzi? Se siamo fortunati, considerando il numero dei pipparoli del pianeta (la totalità dei maschi, numeri meno certi per le femmine, ma comunque crescenti), il porno elegante avrà uno 0,5% del totale. E scialo. Per carità, sarebbero comunque numeri, se non fosse che il collettivo cerca un crowfunding.
Ecco, qui la storia è risibile.
Alzi la mano (LA MANO) chi ha pagato per del porno da quando esiste la banda larga. Il pipparolo è anarchico per sua natura. Non tirerà fuori un centesimo per il suo minutino di estasi.
Chi darà dei soldi alle Ragazze, non lo farà per il porno, ma per garantire loro una (politicamente sacrosanta) presenza – dall’altra parte della telecamera – in un mondo totalmente maschile.
Chi partecipa al Crowfunding lo fa sotto un segno politico, che non ha nulla a che vedere con l’aspetto più intimo, egoista e proibito del porno “vero”, quello dell’anal estremo, dei facials e di altre pratiche che trovano il loro posto il più lontano possibile dalla natura.
Che senso ha una donna che orchestra il mio piacere onanistico? O meglio, che ne sa? Una vita a sentire che i maschi non sanno dov’è il punto G, ma guai a noi se facciamo del sessismo, escludendo ca-te-go-ri-ca-men-te qualsiasi femmina dalla regia delle nostre fantasie? C’è più di qualcosa che non va.
Qui, o le femmine vogliono creare il porno di genere, e allora nessun maschio dovrebbe partecipare (a meno di un’ammissione di politicità del collettivo, che ne renderebbe plausibile l’appoggio anche dai maschi), oppure vogliono mettersi in concorrenza col sistema attuale, che è:

A) gratuito;
B) indubbiamente più a fuoco;
C) in odore di saturazione.

Altro che crowfunding. Manco il gruppo Bilderberg riuscirebbe nell’impresa.

Il punto chiave è l’essenza dell’onanismo: non si tratta di un succedaneo di una scopata, ma di un’alternativa. Non è un desiderio represso, ma la possibilità di renderlo reale. Non è la mancanza di amore, ma la sublimazione di quello per sè stessi. Non c’è spazio per le femmine perché con loro diventerebbe immediatamente più triste. Come Adamo ed Eva, ci accorgeremmo di essere nudi, e i nostri solitari pensieri – innocui in quanto tali – ci apparirebbero in tutta la loro turpitudine.
Con le donne noi ci facciamo già sesso. Che bisogno c’è di disciplinare i nostri pensieri in loro assenza? Inorridisco al solo pensiero.

Infine, fare un crowfunding per girare dei corti non pornografici (o non reclamizzati come tali) darebbe una dignità diversa al progetto. Così, l’impressione che ci si trovi di fronte ad un espediente mediatico è più che forte. È quasi certa.