Essere laziali veraci è un segno di distinzione. In quanto tale, comporta responsabilità ed è un contenitore di diritti e doveri, di cose belle e meno belle.
Ieri, uno stadio zeppo di bella gente, di bandiere, di striscioni ma soprattutto di amore ha dato lezione di Tifo in città (niente di nuovo) e fuori.
Di contro, il laziale si è dovuto sgargarozzare gli effetti di qualche cialtronata organizzativa, tipo il mancato acquisto di un paio di pile di ricambio (10€) per i microfoni, e un utilizzo sensato dei tabelloni, per esempio mettere le formazioni o la diretta di RaiSport, piuttosto che la pubblicità di STAIBANO Gomme o il Golden Brasil Coffee. Risultato: narrazione azzerata, Liturgia svuotata, qualche sbadiglio.
Qualcosetta da eccepire – ma per ridere – anche sull’arbitro, inflessibile nella direzione. Due gol in un’ora e mezza, in un casino bestiale. Due palle infinite.

Però, ragazzi, poteva davvero andare peggio.

Avremmo potuto essere di quell’altra squadra, la seconda.

Mejo avé culo che i soldi. Sui buffi mi esprimerò in futuro, visto che pare che in Italia più ce ne hai e più ti rispettano…