legge-drogheUn po’ di autoreferenzialità. Il commento (non richiesto) sulla legge Fini sulle droghe è stata una delle prime attività del mio blog, all’èpeca: qui e qui;

Che fosse una legge scritta coi piedi, basata sul pregiudizio e incardinata su una voglia anale di autoritarismo non è una novità. Non sto qui a ricordarne le contraddizioni, le miopìe che già vedemmo tutti prima della sua conversione, e non sto qui a metterne in luce le conseguenze, non so se più nauseabonde o devastanti. Carceri piene, Stefano Cucchi, cocaina alle stelle.

No, il senso di quest’altro intervento non richiesto è un altro: non mi unirò al coro di gente che festeggia stappando bottiglie (e accendendo cannoni) per il riconoscimento di illegittimità costituzionale. Non lo farò per tre motivi:

1) A quanto ho capito, il problema di illegittimità non nasce dal riconoscimento di diritti personali negati o calpestati, bensì dall’osservanza non stretta dei meccanismi che disciplinano la conversione di un DL in legge, dovuta alla cialtronaggine di chi governava all’epoca; quindi altro non che è una specie di vizio procedurale. Siccome (come dice Iron T) “se non uccide fortifica”, il rischio è che affinino le tecniche per fotterci meglio. Si sono ripuliti quei primati di Casapau, figurati se non ci riescono degli ex-DC.

2) Sono contento che per un motivo qualsiasi una legge liberticida come quella sia stata cassata, ma agli annali rimarranno memoria e conseguenze della sua applicazione più che decennale, in un silenzio bipartisan che è un’appecorata al pensiero unico.

3) A me pare che a forza di colpi di spugna stiano cercando di raccontarci che “abbiamo scherzato”: leggi elettorali illegittime, elezioni annullate, maggioranze comprate, immigrati trattati come parafulmini (tante scuse) e ora questa legge incostituzionale (di nuovo tante scuse). Beh, se era uno scherzo, sappiate che non ci è piaciuto per niente. Perché nel frattempo sono passati vent’anni, e c’è gente che in questo liquido che pareva amniotico invece era corrosivo ci è invecchiata. Siccome non ci sono azioni senza conseguenze, vorrei che fosse chiaro che non è la gioia di fattoni plaudenti che aspetta chi si affannerà a salire sul carro. Non sarà il riprenderci un mozzico della dignità che ci avete sottratto che vi salverà. Non potrete restituirci vent’anni, ma non ci convincerete che è stata tutta una finta, non provateci nemmeno. Perché – lasciando perdere chi ci ha lasciato le penne – avete defraudato una generazione. E visto che ora fate leggi sulle adunate sediziose, mi pare che l’andazzo non sia cambiato un granché.