Avevate lasciato G&E, al ritorno dal mercato, mentre is accingevano a mangiare un piatto home made di coniglio al limone con delicatessen ùngare.
Ecco, lì sono rimasti. O meglio, qualche metro più in là. Erminia decide di recuperare un po’ di sonno per mettersi in forze, e così si ficca SOTTO le coperte, dove rimane fino alle 20:30. Giacinto la segue, ma poiché ha meno bisogno di recupero, prepara il programma della serata, che consisterebbe nel mangiare in un rinomato e raffinatissimo ristorante e poi andare a bere come lemmerde in qualche squallido bar.
In realtà – come sempre – le cose vanno diversamente.
Erminia è entusiasta della scelta, per cui ci incamminiamo verso Vaci Utca, prima seguendo il corso del Danubio e ammirandone il panorama notturno:

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Poi attraversando il centro della città e cominciando a raccapezzarci con la geografia urbana, che in verità è piuttosto razionale. Solo che arriviamo al ristorante alle 23, e un cameriere che sta abbassando la serranda ci accoglie con passettino nervoso, mentre stiamo entrando, balbettando un “canaielpiu? Iz Klose”. Fieri della sua lazialità, ci allontaniamo delusi, e decidiamo di andare in un pub. Qui mangiamo uno dei peggiori panini che la storia annoveri (in Ungheria NON SI MANGIA nei pub, per cui veniamo guardati come fossimo delle creature mitologiche che vogliono alcolizzarsi) e due Tuborg.
Non spendiamo niente, in Ungheria bere non costa un cacchio, ma eravamo preparati a ben altro. Individuiamo, però:

A) la via dello shopping;
B) uno strip bar, con vetrata lattiginosa che mostra le forme sinuose di una lapdancer;
C) una serie di casette di legno su strada, con tavoli sociali, dove credo si mangi;

Rincasiamo presto, notando che a mezzanotte e mezza gli ungheresi tendono a non stare per strada, e pianificando la giornata seguente.

Nota: gli extracomunitari sono davvero pochi. Al mercato, un bazar cinese era chiuso, e c’era solo un banchetto con signora. Di notte, tutti gli inservienti erano bianchi, e non ho visto alcun colored a svolgere le mansioni che siamo abituati a vedergli far fare. I barboni ci sono, non sono moltissimi, e si tengono nascosti. Inutile dire che il pensiero va immediatamente alle politiche di Orban.